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      È noto a tutto il mondo quel che tanti anni ha trattato il re di Francia con Cesare contro a noi: però se ci armeremo contr'a chi ci ha voluto ingannare niuno ci chiamerà mancatori di fede, niuno se ne maraviglierà, ma da tutti saremo riputati prudenti; e con nostra somma laude sarà veduto in pericolo chi si sa per ciascuno che ha cercato fraudolentemente mettervi noi. -
      Ma in contrario fu per [Andrea Gritti] parlato cosí:
      - Se e' fusse conveniente in una medesima materia rendere sempre il voto nel bossolo de' non sinceri, io vi confesso, clarissimi senatori, che io in altro bossolo non lo renderei; perché questa consultazione ha da ogni parte tante ragioni che io spesso mi confondo: nondimeno, essendo necessario il risolversi, né potendo farsi con fondamenti o presuppositi certi, bisogna, pesate le ragioni che contradicono l'una a l'altra, seguitare quelle che sono piú verisimili e che hanno piú potenti congetture. Le quali quando io esamino, non mi può in modo alcuno essere capace che il re di Francia, o per sospetto di non essere prevenuto da noi o per cupidità di quelle terre che appartenevano già al ducato di Milano, si accordi col re de' romani a farlo passare in Italia contro a noi, perché i pericoli e i danni che gliene seguiterebbono sono senza dubbio maggiori e piú manifesti che non è il pericolo che noi ci uniamo con Cesare, o che non sono i premi che e' potesse sperare di questa deliberazione; atteso che, oltre alle inimicizie e ingiurie gravissime che sono tra loro, ci è la concorrenza della dignità e degli stati, solita a generare odio tra quegli che sono amicissimi.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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