Però, che il re di Francia chiami in Italia il re de' romani, non vuole dire altro che in luogo d'una republica quieta e stata sempre in pace seco, e che non pretende con lui alcuna differenza, volere per vicino uno re ingiuriato, inquietissimo, e che ha mille cause di contendere seco d'autorità, di stato e di vendetta. Né sia chi dica che per essere il re de' romani povero, disordinato e mal fortunato, non sarà temuta dal re di Francia la sua vicinità; perché per la memoria delle antiche fazioni e inclinazioni d'Italia, le quali ancora in molti luoghi sono accese, e specialmente nel ducato di Milano, non arà mai uno imperadore romano sí piccolo nidio in Italia che non sia con grave pericolo degli altri; e costui massimamente, per lo stato che ha contiguo a Italia, per essere riputato principe di grande animo e di grande scienza ed esperienza nelle cose della guerra, e perché può avere seco i figliuoli di Lodovico Sforza, instrumento potente a sollevare gli animi di molti: senza che, in ogni guerra che avesse col re di Francia può sperare d'avere l'aderenza del re cattolico, se non per altro, perché tutti due hanno una medesima successione. Sa pure il re di Francia quanto è potente la Germania, e quanto sarà piú facile a unirsi, tutta o parte, quando sarà già aperto l'adito in Italia, e la speranza della preda sarà presente. E non abbiamo noi veduto quanto egli ha temuto sempre de' moti de' tedeschi e di questo re, cosí povero e disordinato come è? il quale se fusse in Italia, sarebbe certo non potere avere altro seco che o guerra pericolosa o pace infedelissima e di grandissima spesa.
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