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      Può essere che abbia desiderio di recuperare Cremona, e forse l'altre terre; ma non è già verisimile che per cupidità di acquisto minore si sottoponga a pericolo di danno molto maggiore, ed è piú credibile che abbia a procedere in questo caso con prudenza che con temerità: massimamente che, se noi discorriamo gli errori i quali si dice avere commessi questo re, non hanno avuto origine da altro che da troppo desiderio di fare le imprese sicuramente. Perché, che altro lo indusse al dividere il regno di Napoli, che altro a consentire Cremona a noi, se non il volere fare piú facile la vittoria di quelle guerre? Dunque è piú credibile che, medesimamente ora, seguiterà i consigli piú savi e la sua consuetudine che i consigli precipitosi; massime che per questo non resterà privato al tutto di speranza di potere ad altro tempo, con sicurtà maggiore e con occasione migliore, conseguire lo intento suo: cose che gli uomini sogliono promettersi facilmente, perché manco erra chi si promette variazione nelle cose del mondo che chi se le persuade ferme e stabili. Né mi spaventa quello che si dice essere stato altre volte trattato tra questi due re, perché è costume de' príncipi della nostra età intrattenere artificiosamente l'uno l'altro con speranze vane e con simulate pratiche; le quali, poiché
      in tanti anni non hanno avuto effetto, bisogna confessare o che siano state finzioni o che abbino in sé qualche difficoltà che non si possa risolvere: perché la natura delle cose repugna a levare la diffidenza tra loro, senza il quale fondamento non possono venire a questa congiunzione.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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