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      Perché, ratificata che fu la lega di Cambrai da tutti i confederati, cominciò il re di Francia a fare grandissime preparazioni; e con tutto che per ancora a protesti o minaccie di guerra non si procedesse, nondimeno, non si potendo piú la cosa dissimulare, il cardinale di Roano, presente tutto il consiglio, si lamentò con ardentissime parole con l'oratore de' viniziani che quel senato, disprezzando la lega e l'amicizia del re, faceva fortificare la badia di Cerreto nel territorio di Crema: nella quale essendo stata anticamente una fortezza, fu distrutta per i capitoli della pace fatta l'anno mille quattrocento cinquantaquattro tra, viniziani e Francesco Sforza nuovo duca di Milano, con patto che i viniziani non potessino in tempo alcuno fortificarvi; a' capitoli della quale pace si riferiva, in questo e in molte altre cose, la pace fatta tra loro e il re. E già, essendo venuto il re pochi dí poi a Lione, camminavano le genti sue per passare i monti, e si apparecchiavano per scendere nel tempo medesimo in Italia seimila svizzeri soldati da lui. E aiutandosi, oltre alle forze proprie, di quelle degli altri, avea ottenute da' genovesi quattro caracche, da' fiorentini cinquantamila ducati per parte di quegli che se gli dovevano dopo l'acquisto di Pisa; e dal ducato di Milano, desiderosissimo d'essere reintegrato nelle terre occupate da' viniziani, gli erano stati donati centomila ducati, e molti gentiluomini e feudatari di quello stato si provedevano di cavalli e d'armi per seguitare alla guerra con ornatissime compagnie la persona del re.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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