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      Volgevansi le preparazioni del senato principalmente verso i confini del re di Francia, dall'armi del quale aspettavano l'assalto piú presto e piú potente: perché dal re d'Aragona, con tutto che avesse agli altri confederati promesso molto, si spargevano dimostrazioni e romori, secondo la sua consuetudine, ma non si facevano apparati di molto momento; e Cesare, occupato in Fiandra perché i popoli sottoposti al nipote lo sovvenissino volontariamente di danari, non si credeva dovesse cominciare la guerra al tempo promesso; e il pontefice pensavano che, sperando piú nella vittoria degli altri che nell'armi proprie, avesse a regolarsi secondo i progressi de' collegati.
      Non si dubitava che 'l primo assalto del re di Francia avesse a essere nella Ghiaradadda, passando il fiume dell'Adda appresso a Casciano però si raccoglieva a Pontevico, in sul fiume dell'Oglio, l'esercito veneto, del quale era capitano generale il conte di Pitigliano e governatore Bartolomeo d'Alviano, e vi erano proveditori in nome del senato Giorgio Cornaro e Andrea Gritti, gentiluomini chiari e molto onorati per l'ordinarie loro qualità, e per la gloria acquistata l'anno passato, l'uno per le vittorie del Friuli l'altro per l'opposizione fatta a Roveré contro a' tedeschi. Tra' quali consultandosi in che maniera fusse da procedere nella guerra erano varie le sentenze, non solo tra gli altri ma tra 'l capitano e il governatore. Perché l'Alviano, feroce di ingegno e insuperbito per i successi prosperi dell'anno precedente, e pronto a seguitare le occasioni sperate e di incredibile celerità cosí nel deliberare come nell'eseguire, consigliava che, per fare piú tosto la sedia della guerra nel paese degli inimici che aspettare fusse trasferita nello stato proprio, si assaltasse, innanzi che 'l re di Francia passasse in Italia, il ducato di Milano.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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