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      Ma il conte di Pitigliano, o raffreddato il vigore dell'animo (come diceva l'Alviano) per la vecchiezza o considerando per la lunga esperienza con maggiore prudenza i pericoli, e alieno dal tentare senza grandissima speranza la fortuna, consigliava che disprezzata la perdita delle terre della Ghiaradadda, che non rilevavano alla somma della guerra, l'esercito si fermasse appresso alla terra degli Orci, come già nelle guerre tra' viniziani e il ducato di Milano aveano fatto Francesco Carmignuola e poi Iacopo Piccinino, famosi capitani de' tempi loro; alloggiamento molto forte per essere in mezzo tra' fiumi dell'Oglio e del Serio, e comodissimo a soccorrere tutte le terre del dominio viniziano: perché se i franzesi andassino ad assaltargli in quello alloggiamento potevano, per la fortezza del sito, sperarne quasi certa la vittoria; ma se andassino a campo [a] Cremona o Crema o Bergamo o Brescia, potrebbono per difesa di quelle accostarsi coll'esercito in luogo sicuro, e infestandogli, con tanto numero di cavalli leggieri e stradiotti che avevano, le vettovaglie e l'altre comodità, impedirebbeno loro il prendere qualunque terra importante. E cosí, senza rimettersi in potestà della fortuna, potersi facilmente difendere lo imperio viniziano da cosí potente e impetuoso assalto del re di Francia. De' quali consigli l'uno e l'altro era stato rifiutato dal senato; quello dell'Alviano come troppo audace, questo del capitano generale come troppo timido e non consideratore della natura de' pericoli presenti: perché al senato sarebbe piú piaciuto, secondo la inveterata consuetudine di quella republica, il procedere sicuramente e l'uscire il meno potessino della potestà di loro medesimi; ma da altra parte si considerava, se nel tempo che tutte quasi le loro forze fussino impegnate a resistere al re di Francia assaltasse il loro stato potentemente il re de' romani, con quali armi con quali capitani con quali forze potersi opporsegli; per il quale rispetto, quella via che per se stessa pareva piú certa e piú sicura rimanere piú incerta e piú pericolosa.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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