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      Ma per tentare di condurgli per necessità a quel che non gli induceva la volontà, dimorato che fu un giorno a Rivolta, abbruciatala nel partirsi, mosse l'esercito per andare ad alloggiare a Vaila o a Pandino la notte prossima, sperando da qualunque di questi due luoghi potere comodamente impedire le vettovaglie che da Cremona e da Crema venivano agli inimici, e cosí mettergli in necessità di abbandonare l'alloggiamento nel quale insino ad allora erano stati. Conoscevano i capitani viniziani quali fussino i pensieri del re, né dubitavano essere necessario di mettersi in uno alloggiamento forte propinquo agli inimici, per continuare di tenergli nelle medesime difficoltà e impedimenti; ma il conte di Pitigliano consigliava che si differisse il muoversi al dí seguente; nondimeno fece instanza tanto ardente del contrario l'Alviano, allegando essere necessario il prevenire, che finalmente fu deliberato di muoversi subitamente.
      Due erano i cammini, l'uno piú basso vicino al fiume dell'Adda ma piú lungo a condursi a' luoghi sopradetti andandosi per linea obliqua, l'altro piú discosto dal fiume ma piú breve perché si andava per linea diritta, e (come si dice) questo per la corda dell'arco quello per l'arco. Per il cammino di sotto procedeva l'esercito del re, nel quale si dicevano essere piú di dumila lancie seimila fanti svizzeri e dodicimila tra guasconi e italiani, munitissimo di artiglierie e che aveva copia grande di guastatori; per il cammino di sopra, e a mano destra inverso lo inimico, procedeva l'esercito viniziano, nel quale si dicevano essere dumila uomini d'arme piú di ventimila fanti e numero grandissimo di cavalli leggieri, parte italiani parte condotti da' viniziani di Grecia, i quali correvano innanzi, ma non si allargando quanto sogliono perché gli sterpi e arbuscelli, de' quali tra l'uno e l'altro esercito era pieno il paese, gli impedivano: come medesimamente impedivano che l'uno e l'altro esercito non si vedesse.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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