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      Cosí aveva, in spazio di quindici dí dopo la vittoria, acquistato il re di Francia, dalla fortezza di Cremona in fuora, tutto quello che gli apparteneva per la divisione fatta a Cambrai: acquisto molto opportuno al ducato di Milano, e per il quale s'accrescevano le entrate regie, ciascuno anno, molto piú di dugentomila ducati.
      Nel quale tempo, non si sentendo ancora in luogo alcuno l'armi del re de' romani, aveva il pontefice assaltate le terre di Romagna con quattrocento uomini d'arme quattrocento cavalli leggieri e ottomila fanti, e con artiglierie del duca di Ferrara, il quale avea eletto gonfaloniere della Chiesa, titolo, secondo l'uso de' tempi nostri, piú di degnità che di autorità; preposti a questo esercito Francesco da Castel del Rio cardinale di Pavia, con titolo di legato apostolico, e Francesco Maria della Rovere figliuolo già di Giovanni suo fratello, il quale adottato in figliuolo di Guido Ubaldo duca di Urbino, zio materno, e confermata per l'autorità del pontefice l'adozione nel concistorio, era l'anno dinanzi, morto lui senza altri figliuoli, succeduto in quel ducato. Con questo esercito avendo scorso da Cesena verso Cervia e venuti poi tra Imola e Faenza preseno la terra di Solarolo, e stati qualche dí alla bastia vicina a tre miglia di Faenza andorno a Berzighella, terra principale di Valdilamone, ove era entrato Giampaolo Manfrone con ottocento fanti e alcuni cavalli; i quali usciti fuora a combattere, condotti in uno agguato furno sí vigorosamente assaliti da Giampaolo Baglioni e Lodovico dalla Mirandola, condottieri nello esercito ecclesiastico, che rifuggendo nella terra vi entrorono mescolati insieme con loro, e con tale impeto che il Manfrone caduto da cavallo appena ebbe tempo a ritirarsi nella rocca: alla quale essendo presentata l'artiglieria, fu dal primo colpo abbruciata la munizione che vi era dentro, dal quale caso impauriti si rimessono senza alcuna condizione nell'arbitrio de' vincitori.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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