Occupata tutta la valle, l'esercito sceso nel piano, preso Granarolo e tutte l'altre terre del contado di Faenza, andò a campo a Russi, castello situato tra Faenza e Ravenna, ma di non facile espugnazione perché, circondato da fosse larghe e profonde e forte di mura, era guardato da seicento fanti forestieri. E faceva l'espugnazione piú difficile non essere nello esercito ecclesiastico né quel consiglio né quella concordia che sarebbe stata necessaria, benché le forze vi abbondassino, conciossiaché di nuovo vi erano giunti tremila fanti svizzeri soldati dal pontefice; e però, con tutto che i viniziani non fussino potenti in Romagna, si faceva per gli ecclesiastichi poco progresso. I quali per infestare essendo uscito di Ravenna con la sua compagnia Giovanni Greco, capitano di stradiotti, fu rotto e fatto prigione da Giovanni Vitelli uno de' condottieri ecclesiastici. Pure finalmente, poi che furono stati intorno a Russi dieci dí l'ottennono per accordo; ed essendo in questo tempo medesimo succeduta la vittoria del re di Francia, la città di Faenza, la quale per esservi pochi soldati de' viniziani era in potestà di se medesima, convenne di ricevere il dominio del pontefice se infra quindici dí non fusse soccorsa: la quale convenzione poi che fu fatta, essendo usciti di Faenza cinquecento fanti de' viniziani, sotto la fede del legato, furono svaligiati per commissione del duca di Urbino. Fece il medesimo e la città di Ravenna, subito che se gli accostò l'esercito. Cosí, piú con la riputazione della vittoria del re di Francia che con le armi proprie, acquistò presto il pontefice le terre tanto desiderate della Romagna; nella quale non tenevano piú i viniziani altro che la fortezza di Ravenna.
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