Il quale disegno bene ordinato non ebbe però maggiore ordine che felicità. Perché i fanti, arrivati a grande ora del dí, trovorno la porta di Codalunga mezza aperta, perché poco innanzi erano per sorte entrati dentro per quella alcuni contadini con carri carichi di fieno; in modo che occupatala senza alcuna difficoltà, e aspettata senza fare strepito la venuta delle altre genti che erano vicine, furono non solo entrate prima dentro, anzi quasi condotte in su la piazza, che in quella città, grandissima di circuito e vota di abitatori, fusse sentito il romore: camminando innanzi a tutti il cavaliere della Volpe co' cavalli leggieri, e il Zitolo di Perugia e Lattanzio da Bergamo con parte de' fanti. Ma pervenuto il romore alla cittadella, il Dressina governatore di Padova in nome di Massimiliano, con trecento fanti tedeschi che soli erano a quella guardia, uscí in piazza, e 'l medesimo fece con cinquanta cavalli Brunoro da Serego; aspettando se, col sostenere quivi lo impeto degli inimici, quegli che in Padova amavano lo imperio tedesco pigliassino l'armi in loro favore. Ma era vana questa e ogni altra speranza, perché nella città, oppressa da sí subito tumulto e nella quale era già entrata molta gente, nessuno faceva movimento; in modo che, abbandonati da ciascuno, furono in breve spazio di tempo, con perdita di molti de' suoi, costretti a ritirarsi nella rocca e nella cittadella; le quali essendo poco munite bisognò che in spazio di poche ore si arrendessino liberamente. E cosí, fattesi le genti viniziane padrone del tutto, attesono ad acquietare il tumulto e salvare la città; la maggi
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