ore parte della quale, per la imprudenza e insolenza d'altri, era diventata loro benevola: non avendo ricevuto danno se non le case degli ebrei e alcune case di padovani che si erano scoperti prima inimici del nome viniziano. Il quale dí, dedicato a santa Marina, è ogni anno in Vinegia, per deliberazione publica, celebrato solennemente, come dí felicissimo e principio della recuperazione del loro imperio. Commossesi alla fama di questa vittoria tutto il paese circostante; ed era grandissimo pericolo che Vicenza non facesse per se stessa il medesimo se Costantino di Macedonia, che a caso era quivi vicino, non vi fusse entrato con poca gente. Recuperata Padova, i viniziani recuperorno subito tutto il contado, avendo in favore loro la inclinazione della gente bassa delle terre e de' contadini; recuperorono ancora col medesimo impeto la terra e le fortezze di Lignago, terra molto opportuna a perturbare tutti i contadi di Verona di Padova e di Vicenza. Tentorno oltre a questo di pigliare la torre Marchesana distante otto miglia da Padova, passo opportuno a entrare nel Pulesine di Rovigo e offendere il paese di Mantova; ma non l'ottennono, perché il cardinale da Esti la soccorse con gente e con artiglierie.
Non ritardò il caso di Padova, come molti aveano creduto, la ritornata del re di Francia di là da' monti; il quale, mentre partiva, fece nella terra di Biagrassa col cardinale di Pavia, legato del pontefice, nuove convenzioni. Per le quali il pontefice e il re, obligatisi alla protezione l'uno dell'altro, convennono di potere ciascuno di loro con qualunque altro principe convenire, purché non fusse in pregiudicio della presente confederazione.
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