Se a Cesare succedevano le cose prosperamente temeva molto piú di lui che prima non avea temuto de' viniziani. Se la grandezza de' viniziani cominciava a risorgere era necessitato stare in continui sospetti e in continue spese per conservare le cose tolte loro: né questo solamente, ma gli bisognava con gente e con danari aiutare Cesare, perché abbandonandolo avea da sospettare che non si congiugnesse co' viniziani contro a lui, con timore che al medesimo non concorresse il re cattolico e per avventura il pontefice; né bastavano aiuti mediocri a conservargli l'amicizia di Cesare, ma bisognava fussino tali che ottenesse la vittoria contro a' viniziani; l'aiutarlo potentemente, oltre che con gravissimo dispendio si faceva, lo rimetteva ne' medesimi pericoli della grandezza di Cesare. Le quali difficoltà considerando, era stato sospeso da principio se gli dovesse essere grata o molesta la mutazione di Padova; benché poi, contrapesando la sicurtà che gli potesse partorire l'essere privati i viniziani dello imperio di terra ferma con le molestie e pericoli che egli temeva dalla grandezza del re de' romani, e con la speranza d'avere a ottenere da lui per mezzo delle sue necessità, con danari, la città di Verona, la quale sommamente desiderava, come opportuna a impedire i movimenti che si facessino in Germania, riputava finalmente piú sicuro e piú utile per sé che le cose rimanessino in tale stato che, dovendo verisimilmente essere lunga guerra tra Cesare e i viniziani, l'una parte e l'altra, affaticata dalle spese continue, ne divenisse piú debole: confermato molto piú in questa sentenza quando ebbe convenuto col pontefice, perché sperò dovere avere seco, stabile confederazione e amicizia.
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