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      Non aveva insino a ora impedito né impediva Cesare in parte alcuna i progressi de' viniziani, non avendo avuto insieme forze bastanti ad alloggiare in sulla campagna, ed essendo stato occupato molti dí nella montagna di Vicenza, ove i villani affezionati al nome viniziano, confidatisi nella asprezza de' luoghi, se gli erano manifestamente ribellati; e scendendo dipoi nella pianura, essendo già seguita la rebellione di Padova, fu non senza suo pericolo assalito da numero infinito di paesani che l'aspettavano a uno passo forte: onde avendogli scacciati venne alla Scala nel vicentino, ove l'esercito de' viniziani avea recuperata gran parte del contado di Vicenza; ed espugnata Serravalle, passo importante, avea usata crudeltà grande contro a' tedeschi: il quale luogo recuperando pochi dí poi Massimiliano, usò contro a' fanti italiani e contro agli uomini del paese la medesima crudeltà. Cosí, non essendo ancora maggiori le forze sue, si occupava in piccole imprese, procedendo all'espugnazione ora di questo castello ora di quello, con poca degnità e riputazione del nome cesareo; proponendo nel tempo medesimo agli altri confederati, come sempre erano maggiori i concetti suoi che le forze e l'occasioni, che si attendesse con le forze di tutti a occupare la città di Vinegia, usando oltre all'armi di terra l'armate marittime de' re di Francia e di Aragona e le galee del pontefice, che allora erano congiunte insieme. Alla qual cosa, non trattata nella confederazione fatta a Cambrai, arebbe acconsentito il re di Francia, pure che si proponessino condizioni tali che l'acquistarla risultasse in beneficio comune; ma era cosa molesta al pontefice, e la quale, e allora e in altro tempo che piú lungamente si trattò, fu sempre contradetta dal re cattolico, detestandola, perché gli pareva utile al re di Francia, sotto colore di essere cosa ingiustissima e inonestissima.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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