Delle quali essendo condotta una parte a Vicenza, ed essendo andati Filippo Rosso e Federigo Gonzaga da Bozzole con dugento cavalli leggieri per fargli scorta, assaltati da cinquecento cavalli leggieri (che guidati dai villani, i quali in tutta la guerra feciono a' viniziani utilità maravigliosa, erano usciti di Padova) furno rotti presso a Vicenza cinque miglia, e Filippo fatto prigione; e Federigo, con grande fatica, per beneficio della notte, a piede e in camicia si era salvato. Dal ponte alla Brenta Massimiliano si allargò dodici miglia verso il Pulesine di Rovigo per aprirsi meglio la comodità delle vettovaglie, e preso di assalto e saccheggiato il castello di Esti andò a campo a Monselice; dove, essendo abbandonata la terra che è in piano, spugnò il secondo dí la fortezza situata in su la cima d'uno alto sasso. Ebbe dipoi per accordo Montagnano; donde ritornato verso Padova si fermò al ponte di Bassanello vicino a Padova, dove invano tentò di divertire la Brenta o il Bachiglione, che di quivi si conduce a Padova. Nel quale luogo essendo giunte tutte l'artiglierie e le munizioni che aspettava, e raccolte tutte le genti che erano distribuite in diversi luoghi, si accostò alla terra con tutto l'esercito; e avendo messi quattromila fanti nel borgo che si dice di Santa Croce aveva in animo di assaltarla da quella parte: ma essendo dipoi certificato che la terra in quel luogo era piú forte di sito e di muraglia e statevi fatte maggiori fortificazioni, e ricevendo ancora in quello alloggiamento dalle artiglierie di Padova molto danno, deliberò trasferirsi con tutto lo esercito alla porta del Portello che è volta verso Vinegia, perché gli era riferito la terra esservi piú debole, e per impedire i soccorsi che per terra o per acqua venissino a Padova da Vinegia.
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