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      Né egli negava questa essere stata la cagione che si fusse difesa quella città, ma rimovendo la colpa dalla varietà e da' disordini suoi e trasferendola in altri si lamentava del pontefice e del re di Francia che, con l'avere l'uno di loro concesso l'andare a Roma agli oratori viniziani l'altro avere tardato a mandare il soccorso delle sue genti, avevano dato cagione di credere a ciascuno che si fussino alienati da lui, onde avere preso animo i villani delle montagne di Vicenza a ribellarsi; e che avendo consumato nel domargli molti dí aveva poi trovato per la medesima cagione le medesime difficoltà nella pianura, e che per aprirsi e assicurarsi le vettovaglie e liberarsi da molte molestie era stato necessitato a pigliare tutte le terre del paese: né solamente avergli nociuto in questo la tarda venuta de' franzesi, ma che se fussino venuti al tempo conveniente non sarebbe seguitata la ribellione di Padova; e che questo e l'avere il re di Francia e il re d'Aragona licenziate l'armate di mare aveva poi data facoltà a' viniziani, liberati d'ogni altro timore, di potere meglio provedere e fortificare Padova: querelandosi, oltre a questo, che al re d'Aragona erano grate le sue difficoltà per indurlo piú facilmente [a] consentire che a lui restasse l'amministrazione del regno di Castiglia. Le quali querele non miglioravano le sue condizioni, né gli accrescevano l'autorità perduta per non avere saputo usare sí rare occasioni; anzi, che tale opinione fusse comunemente conceputa di lui era gratissimo al re di Francia, né molesto al pontefice perché, sospettoso e diffidente di ciascuno e considerando quanto sempre fusse bisognoso di danari e importuno a dimandarne, non vedeva volentieri crescere in Italia il nome suo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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