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      Per il quale successo, Ciamonte mutato il disegno di alloggiare a Minerbio, alloggiò la sera medesima in Porto; e fatte condurre l'artiglierie grosse sotto l'acqua (le quali il fondo del terreno reggeva), la notte medesima fece serrare da' guastatori la tagliata del fiume: e conoscendo che dalla parte di Porto era Lignago inespugnabile, per la larghezza del fiume sí grosso che con difficoltà si poteva battere da quella parte (benché tra Lignago e Porto, per essere infra gli argini, non sia sí grosso come di sotto), comandò si gittasse il ponte per passare dalla parte di là l'artiglierie e la maggiore parte dello esercito; ma trovato che le barche condotte da lui non erano pari alla larghezza del fiume, fermato l'esercito appresso al fiume all'opposito di Lignago, di là dall'Adice fece passare in sulle barche il capitano Molardo, con quattromila fanti guasconi e con sei pezzi di artiglieria. Il quale passato, si cominciò da l'una parte e l'altra del fiume a percuotere il bastione fatto in su l'argine alla punta della terra, dalla banda di sopra; ed essendone già abbattuta una parte, ancora che quegli di dentro non omettessino di riparare sollecitamente, la notte seguente il proveditore viniziano, avendo maggiore timore delle offese degli inimici che speranza nella difesa de' suoi, si ritirò improvisamente con alcuni gentiluomini viniziani nella rocca: la ritirata del quale intesasi come fu dí, il capitano de' fanti che era nel bastione si arrendé a Molardo, salvo l'avere e le persone; e nondimeno, uscitone, fu co' fanti svaligiato da quegli del campo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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