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      Ma in contrario replicava Ciamonte: non essere passato Cesare contro a' viniziani con quelle forze che avea promesse, quegli che erano congiunti seco essere ridotti a piccolo numero, in Trevigi essere molti soldati, la città munita con grandissime fortificazioni, non si trovare piú nel paese vettovaglie ed essere molto difficile il condurne di luoghi lontani al campo per le assidue molestie de' cavalli leggieri e degli stradiotti de' viniziani; i quali, avvisati per la diligenza de' villani di ogni piccolo loro movimento ed essendo tanto numero, apparivano sempre dovunque potessino danneggiargli. Levò queste disputazioni nuovo comandamento venuto di Francia a Ciamonte che, lasciate quattrocento lancie e mille cinquecento fanti spagnuoli, pagati dal re, in compagnia de' tedeschi, oltre a quegli che erano alla guardia di Lignago, ritornasse subito coll'esercito nel ducato di Milano: perché già, per opera del pontefice, si cominciavano a scoprire molte molestie e pericoli. Però Ciamonte, lasciato Persis al governo di queste genti, seguitò il comandamento del re; e i tedeschi, diffidando di potere fare piú effetto alcuno importante, si fermorono a Lunigo.
     
      Lib.9, cap.5
     
      Cresce sempre piú l'odio del pontefice contro il re di Francia per la protezione di questo al duca di Ferrara. Nuove manifestazioni dell'avversione del pontefice al duca ed al re. Sospetti e gelosia di Ferdinando d'Aragona per il re di Francia.
     
      Aveva il pontefice propostosi nell'animo, e in questo fermati ostinatamente tutti i pensieri suoi, non solo di reintegrare la Chiesa di molti stati, i quali pretendeva appartenersegli, ma oltre a questo di cacciare il re di Francia di tutto quello possedeva in Italia; movendolo o occulta e antica inimicizia che avesse contro a lui o perché il sospetto avuto tanti anni si fusse convertito in odio potentissimo, o la cupidità della gloria di essere stato, come diceva poi, liberatore di Italia da' barbari.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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