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      Né senza cagione: perché, essendo tali le qualità del re che aveva piú bisogno di essere retto che e' fusse atto a reggere, non è dubbio che la morte di Roano indebolí molto le cose sue; conciossiaché in lui oltre alla lunga esperienza fusse nervo grande e valore, e tanta autorità appresso al re che quasi non mai si discostasse dal consiglio suo, donde egli confidando nella grandezza sua ardiva spesse volte risolvere e dare forma alle cose per se stesso; condizione che non militando in alcuno di quegli che succedettono nel governo, non ardivano non che deliberare ma né pure di parlare al re di cose che gli fussino moleste, né egli prestava la medesima fede a' consigli loro; ed essendo piú persone e avendo rispetto l'uno a l'altro, né confidandosi all'autorità ancora nuova, procedevano piú lentamente e piú freddamente che non ricercava la importanza delle cose presenti e che non sarebbe stato necessario contro alla caldezza e impeto del pontefice. Il quale, non accettando niuno dei partiti proposti dal re, lo ricercò alla fine apertamente che rinunziasse, non con condizione o limitazione ma semplicemente e assolutamente, alla protezione presa del duca di Ferrara; e cercando il re di persuadergli essergli di troppa infamia una tale rinunziazione, rispose in ultimo che, poi che il re recusava di renunziare semplicemente, non voleva convenire seco né anche essergli opposito, ma conservandosi libero da ogni obligazione con ciascuno, attenderebbe a guardare quietamente lo stato della Chiesa: lamentandosi piú che mai del duca di Ferrara che, confortato da amici suoi a soprase


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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