dere di fare il sale, aveva risposto non potere seguitare questo consiglio per non pregiudicare alle ragioni dello imperio, al quale apparteneva il dominio diretto di Comacchio. Ma fu oltre a questo dubitazione e opinione di molti, la quale in progresso di tempo si augumentò, che Alberto Pio imbasciadore del re di Francia, non procedendo sinceramente nella sua legazione, attendesse a concitare il pontefice contro al duca di Ferrara; movendolo il desiderio ardentissimo, nel quale continuò insino alla morte, che Alfonso fusse spogliato del ducato di Ferrara: perché avendo Ercole padre di Alfonso ricevuto, non molti anni avanti, da Giberto Pio la metà del dominio di Carpi, datogli in ricompenso il castello di Sassuolo con alcune altre terre, dubitava Alberto di non avere (come bisogna spesso che 'l vicino manco potente ceda alla cupidità del piú potente) a cedergli alla fine l'altra metà che apparteneva a sé. Ma quel che di questo sia la verità, il pontefice, dimostrando segni piú implacabili contro ad Alfonso e avendo già in animo di muovere l'armi, si preparava di procedergli contro con le censure, attendendo di giustificare i fondamenti, e specialmente avendo trovato, secondo diceva, nelle scritture della camera apostolica la investitura fatta da' pontefici alla casa da Esti della terra di Comacchio.
Questi erano palesemente gli andamenti del pontefice; ma occultamente trattava di cominciare movimenti molto maggiori, parendogli avere fondato le cose sue con l'amicizia de' svizzeri, con l'essere in piede i viniziani e ubbidienti a' cenni suoi, vedere inclinato a' medesimi fini o almeno non congiunto col re di Francia sinceramente il re di Aragona, deboli in modo le forze e l'autorità di Cesare che non gli dava causa di temerne, né essendo senza speranza di potere concitare il re di Inghilterra.
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