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      Passò questo assalto con piccola laude di Grillo e di Ottaviano, perché per timore si astennono da investire l'armata di Preianni, alla quale superiori, si credette che innanzi entrasse nel porto l'arebbono con vantaggio grande assaltata. Uscí del porto di Genova, dopo la partita loro, il Preianni con sette galee e quattro navi, seguitando l'armata viniziana; la quale, superiore di galee, era inferiore di numero di navi e meglio armate. Toccò l'una e l'altra all'isola dell'Elba, la viniziana in Portolungaro, la franzese in Portoferrato; e dipoi l'armata franzese, costeggiata la inimica insino al monte Argentaro, si ritornò a Genova.
      Erano in questo tempo le genti del pontefice, sotto il duca d'Urbino, entrate contro al duca di Ferrara in Romagna; dove, avendo preso la terra di Lugo, Bagnacavallo e tutto quello che il duca teneva di qua dal Po, erano a campo alla rocca di Lugo. Alla quale mentre che stanno con poca diligenza e poco ordine, sopravenendo avviso che il duca di Ferrara, con le genti franzesi e con cento cinquanta uomini d'arme de' suoi, con molti cavalli leggieri e con tremila fanti tra guasconi spagnuoli e italiani, veniva per soccorrerla, il duca d'Urbino, levatosi subitamente e lasciate in preda agli inimici tre bocche d'artiglierie, si ritirò a Imola; e Alfonso con questa occasione recuperò tutto quello che in Romagna gli era stato occupato. Ma rimessosi in ordine e ingrossato di nuovo il campo ecclesiastico, ripigliò facilmente le terre medesime; e poco dipoi pigliò la rocca di Lugo, dopo averla battuta molti dí: la quale spugnata, si presentò loro occasione di maggiore successo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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