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      Il movimento de' quali avendo presentito Ciamonte avea posto guardia a' passi verso Como, rimosso del lago tutte le barche, ritirato le vettovaglie a' luoghi sicuri e levato i ferramenti de' mulini; e incerto se i svizzeri volessino scendere nello stato di Milano o, calato il monte di San Bernardo, entrare per Val di Augusta nel Piemonte per andare a Savona, con intenzione di molestare le cose di Genova, o di condursi di quivi, passato lo Apennino, contro al duca di Ferrara, aveva indotto il duca di Savoia a negare loro il passo e, per potergli impedire, mandato di consentimento suo a Ivrea cinquecento lancie: non cessando però in questo mezzo di fare ogni opera per corrompere con doni o con promesse i príncipi della nazione, per divertirgli da questo moto. Ma questo vanamente si tentava, tanto odio avevano e tanto erano concitati, massime la moltitudine, contro al nome del re di Francia: talmente che, reputando la causa quasi propria, non ostante le difficoltà che aveva il pontefice di mandare loro denari (perché i Fucheri, mercatanti tedeschi, che avevano prima promesso di pagargli, aveano poi ricusato, per non offendere l'animo del re de' romani), si mossono al principio di settembre seimila, soldati dal pontefice, tra' quali erano quattrocento cavalli, la metà scoppiettieri, dumila cinquecento fanti con gli scoppietti e cinquanta con gli archibusi, senza artiglieria senza provedimento o di ponti o di navi; e voltatisi al cammino di Bellinzone, e preso il ponte della Tresa abbandonato da seicento fanti de' franzesi che vi erano alla guardia, si fermorno a Varese, per aspettare, secondo publicavano, il vescovo di Sion con nuove genti.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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