Il re di Francia pensa alla convocazione di un concilio.
Ma le cose tentate infelicemente non aveano diminuito in parte alcuna le speranze del pontefice; il quale, promettendosi piú che mai la mutazione dello stato di Genova, deliberò di nuovo d'assaltarla. Però, avendo i viniziani, i quali piú per necessità seguitavano che approvavano questi impetuosi movimenti, accresciuta l'armata loro che era a Civitavecchia con quattro navi grosse, persuadendosi che il nome suo inducesse piú facilmente i genovesi a ribellarsi, aggiuntavi una sua galeazza con alcuni altri legni, benedisse publicamente con le solennità pontificali la sua bandiera: maravigliandosi ciascuno che, ora che scoperti i pensieri suoi erano in Genova molti soldati e nel porto potente armata, egli sperasse ottenere quello che non aveva ottenuto quando il porto era disarmato e nella città pochissima guardia, né si aveva sospetto alcuno di lui. All'armate marittime, le quali seguitavano i medesimi fuorusciti e di piú il vescovo di Genova figliuolo di Obietto dal Fiesco, si doveano congiugnere forze terrestri: perché Federico arcivescovo di Salerno, fratello di Ottaviano Fregoso, soldava co' danari del pontefice nelle terre della Lunigiana cavalli e fanti; e Giovanni da Sassatello e Rinieri della Sassetta, suoi condottieri, aveano avuto comandamento di fermarsi colle compagnie loro al Bagno della Porretta, per potere quando fusse di bisogno accostarsi a Genova. Ma in quella città erano state fatte per terra e per mare potenti provisioni: e perciò alla fama dell'approssimarsi dell'armata degli inimici, nella quale erano quindici galee sottili tre galee grosse una galeazza e tre navi biscaine l'armata franzese uscita con ventidue galee sottili del porto di Genova si fermò a Porto Venere; facendogli sicurtà la diversità de' legni, perché, inferiore agli inimici uniti insieme ma superiore o almeno pari di forze alle galee, poteva sempre con la prestezza del discostarsi salvarsi dalle navi.
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