Accostoronsi l'armate l'una all'altra sopra Porto Venere quanto pativa il tiro delle artiglierie, e poi che alquanto si furono battute, l'armata del pontefice andò a Sestri di Levante donde si presentò innanzi al porto di Genova, entrando insino nel porto con uno brigantino Gianni Fregoso; ma essendo la terra guardata in modo che chi era di contrario animo non poteva fare sollevazione, e tirando gagliardamente all'armata la torre di Codifà, fu necessitata partirsi. Andò dipoi a Portovenere, e avendolo per parecchie ore combattuto senza frutto, disperati del successo di tutta la impresa ritornorno a Civitavecchia: onde partita l'armata viniziana, di consentimento del pontefice, per ritornarsene ne' suoi mari, fu assaltata nel Faro di Messina da gravissima tempesta; andorono a traverso cinque galee, l'altre scorsono verso la costa di Barberia, riducendosi alla fine molto conquassate ne porti de' viniziani. Non concorsono in questo assalto le forze disegnate per terra: perché le genti che si soldavano di Lunigiana, giudicando per la fama delle provisioni fatte da' franzesi pericoloso l'entrare nella riviera di levante, non si mossono; e quelle che erano al Bagno della Porretta, scusandosi che i fiorentini avessino denegato loro il passo, non si feciono piú innanzi, ma entrati nella montagna di Modona, che ancora ubbidiva al duca di Ferrara, assaltorono la terra di Fanano: la quale benché nel principio non ottenessino, nondimeno alla fine tutta la montagna, non sperando essere soccorsa dal duca, si arrendé loro.
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