Perché essendosi le genti de' viniziani ritirate verso Padova, La Grotta che in suo nome era governatore di Lignago, parendogli avere occasione di saccheggiare la terra di Montagnana, vi spinse tutte le lancie e quattrocento fanti; da' quali mentre che gli uomini della terra, impauriti del sacco, si difendono, sopravenneno molti cavalli leggieri de' viniziani, e, trovandogli disordinati, facilmente gli ruppono con gravissimo danno, perché era stata impedita la fuga per la rottura fatta dagli inimici di uno ponte: per il quale caso, essendo spogliato quasi Lignago di gente, non è dubbio che se vi si fussino volte subito le genti viniziane l'arebbeno preso; la quale opportunità passò presto perché Ciamonte, inteso il caso, vi mandò con grandissima celerità nuova gente. Ma tolsono a lui questi impedimenti l'occasione di recuperare Modena, nella quale in questo spazio di tempo erano entrati molti fanti e fatte sollecitamente molte reparazioni. E nondimeno, per la venuta sua a Rubiera, fu costretto il pontefice mandare a Modena l'esercito destinato contro a Ferrara: dove, essendo unite tutte le forze sue sotto il duca di Urbino capitano generale, e legato il cardinale di Pavia, e condottieri di autorità Giampaolo Baglione Marcantonio Colonna e Giovanni Vitelli, faceva instanza che si combattesse cogli inimici; cosa molto detestata da' capitani, perché erano senza dubbio maggiori le forze de' franzesi e di numero e di virtú, perché la fanteria ecclesiastica era raccolta subitamente e nell'esercito non era né ubbidienza né ordine conveniente, e tra 'l duca di Urbino e il cardinale di Pavia discordia manifesta.
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