La quale procedette tanto oltre che il duca, accusandolo di infedeltà appresso al pontefice, o di propria autorità o per comandamento avuto da lui, lo condusse come prigione a Bologna; ma purgate con la presenza sola tutte le calunnie, rimase appresso a lui in maggiore grado e autorità che prima.
Mentre che queste genti stanno a fronte l'una dell'altra, Ciamonte alloggiato con la cavalleria a Rubiera, i fanti a Marzaglia, gli ecclesiastici a Modena nel borgo verso Rubiera, facendosi tra loro spesse correrie e scaramuccie, il duca di Ferrara, il quale aveva prima senza resistenza recuperato il Polesine di Rovigo, con Ciattiglione e con le lancie franzesi, riprese senza ostacolo il Finale; e dipoi entrato nella terra di Cento, occupata prima dal pontefice, per la rocca la quale si teneva per lui, la saccheggiò e abbruciò, e si preparava per andare a unirsi con Ciamonte: per il quale timore le genti della Chiesa si ritirorno in Modona, avendo messo una parte delle fanterie nel borgo che è volto alla montagna. Ma essendo il duca appena mosso, fu necessitato di fermarsi a difendere le cose proprie; perché le genti viniziane, in numero di trecento uomini d'arme molti cavalli leggieri e quattromila fanti, erano venute per acquistare il passo del Po e dipoi unirsi colle genti del pontefice, a campo a Ficheruolo, castello in sul Po, piccolo e debole ma celebrato molto nella guerra che ebbeno i viniziani con Ercole duca di Ferrara, per la lunga oppugnazione di Ruberto da San Severino e per la difesa di Federigo duca di Urbino, capitani famosissimi di quella età. Ottennonlo i viniziani per accordo avendolo prima battuto con l'artiglierie, e dipoi presono la terra della Stellata che è in su la riva opposita; e avendo libero il passo del Po, non mancava a passare altro che gittare il ponte.
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