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      Concesseno ancora al re facoltà di fare grande imposizione di danari sopra le chiese di Francia; e poco poi, in una altra sessione che fu tenuta il vigesimo settimo dí di settembre, intimorono il concilio per al principio di marzo prossimo a Lione: nel qual dí entrò in Torsi il vescovo di Gursia, ricevuto con sí raro ed eccessivo onore che apparí quanto la sua venuta fusse stata lungamente desiderata e aspettata. Scoprivasi ancora già la divisione de' cardinali contro al pontefice. Perché i cardinali di Santa Croce e di Cosenza spagnuoli, e i cardinali di Baiosa e San Malò franzesi, e Federigo cardinale di Sanseverino, lasciato il pontefice che per la via di Romagna andò a Bologna, visitando per il cammino il tempio di Santa Maria dell'Oreto nobilissimo per infiniti miracoli, andorono con sua licenza per la Toscana; ma condotti a Firenze e ottenuto salvocondotto da' fiorentini, non per alcuno tempo determinato ma per insino a tanto che lo revocassino e quindici dí dappoi che la revocazione fusse intimata, soprasedevano con varie scuse lo andare piú innanzi: del soprastare de' quali insospettito il pontefice, dopo molte instanze fatte che andassino a Bologna, scrisse uno breve al cardinale di San Malò e a quello di Baiosa e al cardinale di Sanseverino che sotto pena della sua indignazione si trasferissino alla corte; e procedendo con piú mansuetudine col cardinale di Cosenza e col cardinale di Santa Croce, cardinale chiaro per nobiltà per lettere e per costumi, e per le legazioni che in nome della sedia apostolica aveva esercitate, gli confortò con uno breve a fare il medesimo.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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