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      Ma maggiore confusione e molto maggiore terrore occupava gli animi de' prelati e de' cortigiani, avvezzi non a' pericoli delle guerre ma all'ozio e alle dilicatezze di Roma. Correvano i cardinali mestissimi al pontefice, lamentandosi che avesse condotto sé, la sedia apostolica e loro in tanto pericolo, e aggravandolo con somma instanza o che facesse provedimenti bastanti a difendersi (il che in tanta brevità di tempo stimavano impossibile) o che tentasse di comporre con condizioni meno gravi che fusse possibile le cose cogli inimici, i quali si giudicava non doverne essere alieni, o che insieme con loro si partisse da Bologna; considerando almeno, se pure il pericolo proprio non lo moveva, quanto importasse all'onore della sedia apostolica e di tutta la cristiana religione se nella persona sua accadesse sinistro alcuno: del medesimo lo supplicavano tutti i piú intrinsechi e piú grati ministri e servitori suoi. Egli solo, in tanta confusione e in tanto disordine di ogni cosa, incerto dell'animo del popolo e mal sodisfatto della tardità de' viniziani, resisteva pertinacemente a queste molestie; non potendo neanche la infermità che conquassava il corpo piegare la fortezza dell'animo. Aveva nel principio fatto venire Marcantonio Colonna con una parte de' soldati che erano a Modona, e chiamato a sé Ieronimo Donato imbasciadore de' viniziani, si era con esclamazioni ardentissime lamentato che per la tardità degli aiuti promessigli tante volte si era lo stato e la persona sua condotta in tanto pericolo; non solamente con ingratitudine abominevole in quanto a lui, che principalmente per salvargli aveva presa la guerra e che, con gravissime spese e pericoli e con l'aversi provocati inimici lo imperadore e il re di Francia, era stato cagione che la libertà loro si fusse conservata insino a quel dí, ma oltre a questo con imprudenza inestimabile in quanto a se stessi, perché, dappoi che egli o fusse vinto o necessitato di cedere a qualche composizione, in che speranza di salute in che grado rimarrebbe quella republica? protestando in ultimo con ardentissime parole che farebbe concordia co' franzesi se per tutto il dí seguente non entrava in Bologna il soccorso delle loro genti che erano alla Stellata; avendo, per la difficoltà di gittare il ponte, passato in su varie barche e legni il Po. Convocò ancora il reggimento e i collegi di Bologna, e con gravi parole gli confortò che, ricordandosi de' mali della tirannide passata e quanto piú perniciosi ritornerebbono i tiranni stati scacciati, volessino conservare il dominio della Chiesa, nel quale aveano trovato tanta benignità; concedendo per fargli piú pronti, oltre alle concedute prima, esenzioni della metà delle gabelle delle cose che si mettevano dentro per il vitto umano, e promettendo di concederne in futuro delle maggiori; notificando le cose medesime per publico bando, nel quale invitò il popolo a pigliare l'armi per la difesa dello stato ecclesiastico: ma senza frutto, perché niuno si moveva, niuno faceva in favore suo segno alcuno.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
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