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      Espugnato Sassuolo, prese l'esercito Formigine; e volendo il pontefice che andassino a pigliare Montecchio, terra forte e importante situata tra la strada maestra e la montagna in sui confini di Parma e di Reggio, e che era tenuta dal duca di Ferrara ma parte del territorio di Parma, recusò Fabrizio Colonna, dicendo essergli proibito dal suo re il molestare le giurisdizioni dello imperio. Non provedeva a questi disordini Ciamonte; il quale, lasciato in Reggio Obigní con cinquecento lancie e con dumila fanti guasconi sotto il capitano Molard, si era fermato a Parma, avendo ricevute nuove commissioni dal re di astenersi dalle spese. Perché il re, perseverando nel proposito di temporeggiarsi insino alla primavera, non faceva allora per le cose di qua da' monti provedimento alcuno. Onde declinando in Italia la sua riputazione e diventandone maggiore l'animo degl'inimici, il pontefice, impaziente che le sue genti non procedessino piú oltre né ammettendo le scuse che della stagione del tempo e dell'altre difficoltà gli facevano i suoi capitani, chiamatigli tutti a Bologna, propose si andasse a campo a Ferrara: approvando il parere suo solamente gli imbasciadori viniziani, o per non lo sdegnare contradicendogli o perché i soldati loro ritornassino piú vicini a' suoi confini; dannandolo tutti gli altri, ma invano, perché non consultava piú ma comandava. Fu adunque deliberato che si andasse col campo a Ferrara, ma con aggiunta che per impedire a' franzesi il soccorrerla si tentasse, in caso non apparisse molto difficile, la Mirandola: la quale terra, insieme con la Concordia, signoreggiata da' figliuoli del conte Lodovico Pico, [e da Francesca,] madre e nutrice loro, conservava sotto la divozione del re di Francia; seguitando l'autorità di Gianiacopo da Triulzi suo padre naturale, per cui opera i piccoli figliuoli n'aveano da Cesare ottenuta la investitura.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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