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      Non era in questo tempo piú il pontefice in Bologna: il quale, dopo la partita di Gurgense, quando dimostrando superchia audacia quando timore, come intese essersi mosso il Triulzio, con tutto che non vi fussino piú le lancie spagnuole, si partí da Bologna per andare all'esercito, a fine di indurre con la presenza sua i capitani a combattere con gli inimici; alla qual cosa non gli aveva potuti disporre né con lettere né con imbasciate. Partí con intenzione di alloggiare il primo dí a Cento; ma fu necessitato alloggiare nella terra della Pieve, perché mille fanti de' suoi entrati in Cento non volevano partirsene se prima non ricevevano lo stipendio: dalla qual cosa forse stomacato, o considerando piú da presso il pericolo, mutata sentenza, ritornò il dí seguente in Bologna. Ove crescendogli, per l'approssimarsi del Triulzio, il timore, deliberato di andarsene a Ravenna, chiamato a sé il magistrato de' quaranta, ricordò loro che, per beneficio della sedia apostolica e per opera e fatica sua, usciti dal giogo di una acerbissima tirannide, avevano conseguita la libertà, ottenuto molte esenzioni, ricevute da sé in publico e in privato grandissime grazie ed essere per conseguirne ogni dí piú; per le quali cose, dove prima, oppressi da dura servitú e vilipesi e conculcati da' tiranni, non erano negli altri luoghi di Italia in considerazione alcuna, ora esaltati di onori e di ricchezze, e piena di artifici e mercatanzie la città, e sollevati alcuni di loro ad amplissime dignità, erano in pregio e in estimazione per tutto; liberi di se medesimi, padroni interamente di Bologna e di tutto il suo contado, perché loro erano i magistrati, loro gli onori, tra essi e nella loro città si distribuivano le entrate publiche, non avendo la Chiesa quasi altro che il nome e tenendovi solo per segno della superiorità uno legato o governatore, il quale senza essi non poteva deliberare delle cose importanti, e di quelle che pure erano rimesse ad arbitrio suo si referiva assai a' loro pareri e alle loro volontà: e che se per questi benefici, e per il felice stato che avevano, erano disposti a difendere la propria libertà, sarebbono da lui non altrimenti aiutati e difesi che sarebbe in caso simile aiutata e difesa Roma.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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