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      Commosse la risposta del pontefice tanto piú l'animo del re quanto piú si era persuaso, il pontefice dovere consentire alle condizioni che esso medesimo aveva proposte: onde deliberando impedire che non recuperasse Bologna vi mandò quattrocento lancie, e pochi dí poi prese in protezione quella città e i Bentivogli senza ricevere da loro obligazione alcuna di dargli o gente o danari; e conoscendo essergli piú necessaria che mai la congiunzione con Cesare, ove prima (benché per aspettare i progressi suoi fusse venuto nella provincia del Dalfinato) aveva qualche inclinazione di non gli dare le genti promesse nella capitolazione fatta con Gurgense, se egli non passava personalmente in Italia (perché sotto questa condizione aveva convenuto di dargliene) comandò che dello stato di Milano vi andasse il numero delle genti convenuto: sotto il governo del la Palissa, perché 'l Triulzio, il quale Cesare aveva domandato, ricusava di andarvi.
      Era Cesare venuto a Spruch, ardente da una parte alla guerra contro a viniziani, dall'altra combattuto nell'animo suo da diversi pensieri. Perché considerando che tutti i progressi che e' facesse riuscirebbeno alla fine di poco momento se non si espugnava Padova, e che a questo bisognavano tante forze e tanti apparati che era quasi impossibile il mettergli insieme, ora si volgeva al desiderio di concordare co' viniziani, alla quale cosa molto lo confortava il re cattolico, ora traportato da' suoi concetti vani pensava di andare personalmente con lo esercito a Roma, per occupare, come era suo antico desiderio, tutto lo stato della Chiesa; promettendosi, oltre alle genti de' franzesi, di condurre seco di Germania potente esercito: ma non corrispondendo poi, per l'impotenza e disordini suoi, l'esecuzioni alle immaginazioni, promettendo ora di venire di giorno in giorno in persona ora di mandare gente, consumava il tempo senza mettere in atto impresa alcuna.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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