Acconsentí a tutte queste cose la Palissa e, essendosi unito con lui Obigní capitano delle trecento lancie che erano a Suavi, si fermò in sul fiume della Piava. Lasciorno oltre a questo i tedeschi, per maggiore sicurtà di Verona, dugento cavalli a Suave: i quali, standovi con grandissima negligenza e senza scolte o guardie, furono una notte quasi tutti morti o presi da quattrocento cavalli leggieri e quattrocento fanti de' viniziani.
Erasi tutto questo anno, nel Friuli in Istria e nelle parti di Triesti e di Fiume, travagliato secondo il solito diversamente, per terra ed eziandio per mare con piccoli legni; essendo quegli infelici paesi ora dall'una parte ora dall'altra depredati. Entrò poi nel Friuli l'esercito tedesco; ed essendosi presentato a Udine, luogo principale della provincia, e dove riseggono gli ufficiali de' viniziani, essendosene quegli fuggiti vilmente, la terra si arrendé subito: e dipoi col medesimo corso della vittoria fece il medesimo tutto il Friuli, pagando ciascuna terra danari secondo la loro possibilità. Restava Gradisca situata in sul fiume Lisonzio, dove era Luigi Mocenigo proveditore del Friuli con trecento cavalli e molti fanti; la quale, battuta dalle artiglierie e difesasi dal primo assalto, si arrendé per l'instanza de' soldati, restando prigione il proveditore. Del Friuli ritornorono i tedeschi a unirsi con la Palissa, alloggiato vicino a cinque miglia di Trevigi; alla quale città s'accostorno unitamente, perché Cesare faceva instanza grande che si tentasse di espugnarla: ma avendola trovata da tutte le parti molto fortificata, e avendo mancamento di guastatori, di munizioni e d'altri provedimenti necessari, perduta interamente la speranza di ottenerne la vittoria, si discostorono.
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