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      Partí, pochi dí poi, la Palissa per ritornarsene nel ducato di Milano, per comandamento del re; perché continuamente cresceva il timore di nuove confederazioni e di movimenti de' svizzeri. Furnogli sempre alle spalle nel ritirarsi gli stradiotti de' viniziani, sperando di danneggiarlo almeno al transito de' fiumi della Brenta e dell'Adice; nondimeno passò per tutto sicuramente; avendo, innanzi passasse la Brenta, svaligiati dugento cavalli de' viniziani, alloggiati fuora di Padova, e preso Pietro da Longhena loro condottiere. Lasciò la sua partita molto confusi i tedeschi, perché non avendo potuto ottenere che alla guardia di Verona rimanessino trecento altre lancie franzesi, furno necessitati ritirarvisi, lasciate in preda agli inimici tutte le cose acquistate quella state. Però le genti de' viniziani, delle quali per la morte di Lucio Malvezzo era governatore Giampaolo Baglione, ricuperorno subito Vicenza; e dipoi entrate nel Friuli, spianata Cremonsa, ricuperorno, da Gradisca in fuora (la quale combatterono vanamente), tutto il paese; benché, pochi dí poi, certi fanti comandati del contado di Tiruolo espugnorono Cadoro e saccheggiorno Bellona. In questo modo, con effetti leggieri e poco durabili, si terminorno la state presente i movimenti dell'armi; senza utilità ma non senza ignominia del nome di Cesare, e con accrescimento della riputazione de' viniziani, che assaltati già due anni dagli eserciti di Cesare e del re di Francia ritenessino alla fine le medesime forze e il medesimo dominio.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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