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      Le quali cose benché tendessino direttamente contro a Cesare nocevano molto piú al re di Francia: perché, mentre che, o temendo forse troppo le prosperità e l'augumento di Cesare o che consigliandosi con fondamenti falsi e non conoscendo i pericoli già propinqui o che soffocata la prudenza dalla avarizia, non dà a Cesare aiuti tali che potesse sperare di ottenere la vittoria desiderata, gli dette occasione e quasi necessità di inclinare l'orecchie a coloro che mai cessavano di persuaderlo che s'alienasse da lui, conservando in uno tempo medesimo in tale stato i viniziani che e' potessino con maggiori forze unirsi a quegli i quali desideravano di abbassare la sua potenza. Onde già cominciava ad apparire qualche indizio che nella mente di Cesare, specialmente nella causa del concilio, germinassino nuovi pensieri: nella quale pareva raffreddato, massimamente dopo l'intimazione del concilio lateranense; conciossiaché non vi mandasse, secondo le promesse piú volte fatte, alcuni prelati tedeschi in nome della Germania, né procuratori che vi assistessino in suo nome; non lo movendo l'esempio del re di Francia, il quale aveva ordinato che in nome comune della chiesa gallicana vi andassino ventiquattro vescovi, e che tutti gli altri prelati del suo regno o vi andassino personalmente o vi mandassino procuratori. E nondimeno, o per scusare questa dilazione o perché tale fusse veramente il suo desiderio, cominciò in questo tempo a fare instanza che, per maggiore comodità de' prelati della Germania e perché affermava volervi intervenire personalmente, il concilio inditto a Pisa si trasferisse a Mantova o a Verona o a Trento: la quale dimanda, molesta per varie cagioni a tutti gli altri, era solamente grata al cardinale di Santa Croce; il quale, ardente di cupidità di ascendere al pontificato (al qual fine aveva seminato queste discordie), sperava col favore di Cesare, nella benivolenza del quale inverso sé molto confidava, potervi facilmente pervenire.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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