Contenne che si confederavano per conservare principalmente l'unione della Chiesa, e a estirpazione, per difenderla dallo scisma imminente, del conciliabolo pisano, e per la recuperazione della città di Bologna appartenente immediatamente alla sedia apostolica e di tutte l'altre terre e luoghi che mediatamente o immediatamente se gli appartenessino, sotto il qual senso si comprendeva Ferrara; e che contro a quegli che ad alcuna di queste cose si opponessino o che di impedirle tentassino (significavano queste parole il re di Francia), a cacciargli totalmente di Italia, con potente esercito si procedesse. Nel quale il pontefice tenesse [quattrocento uomini d'arme cinquecento cavalli leggieri e semila fanti], tenessevi il senato viniziano [ottocento uomini d'arme mille cavalli leggieri e ottomila fanti], e il re d'Aragona mille dugento uomini d'arme mille cavalli leggieri e diecimila fanti spagnuoli; per sostentazione de' quali pagasse il pontefice, durante la guerra, ciascuno mese, ventimila ducati, e altrettanti ne pagasse il senato viniziano; numerando di presente lo stipendio per due mesi, intra i quali dovessino essere venuti in Romagna o dove convenissino i confederati. Armasse il re d'Aragona dodici galee sottili, quattordici n'armassino i viniziani; i quali nel tempo medesimo movessino la guerra nella Lombardia al re di Francia. Fusse capitano generale dell'esercito don Ramondo di Cardona, di patria catelano e allora viceré del reame di Napoli. Che acquistandosi terra alcuna in Lombardia che fusse stata de' viniziani, se n'osservasse la dichiarazione del pontefice; il quale incontinente, per scrittura fatta separatamente, dichiarò si restituissino a' viniziani.
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