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      Né si ha aspettare che noi siamo ridotti a estrema necessità, perché condotti in tale stato, e circondati e quasi oppressi dagli inimici, tardi ricorreremmo a' rimedi, tardi sarebbono gli antidoti, incarnato che fusse nel corpo nostro il veleno. Ma oltre a questo, come si può negare che ne' privati non sia gravissima necessità? quando le gravezze che si pongono ne costringono una grandissima parte a estremare di quelle spese senza le quali non possono vivere se non con grandissima incomodità, e con diminuire assai delle cose necessarie al grado loro. Questa è la necessità considerata dalle leggi, le quali non vogliono che si aspetti che i vostri cittadini siano ridotti al pericolo della fame e in termine che non possino sostentare piú né sé né le sue famiglie: e da altra parte, con questa imposizione, non si dà agli ecclesiastici alcuna incomodità, anzi si disagiano di quella parte delle entrate la quale o conserverebbeno inutilmente nella cassa o consumerebbeno in spese superflue, o forse molti di loro (siami perdonata questa parola) spenderebbeno in piaceri non convenienti e non onesti. È conclusione comune di tutti i savi che a Dio piaccino sommamente le libertà delle città, perché in quelle piú che in altra specie di governi si conserva il bene comune, amministrasi piú senza distinzione la giustizia, accendonsi piú gli animi de' cittadini all'opere virtuose e onorate, e si ha piú rispetto e osservanza alla religione. E voi credete che gli abbia a dispiacere che per difendere cosa sí preziosa, per la quale chi sparge il proprio sangue è laudato sommamente, vi vagliate d'una piccola parte di frutti e di entrate di cose temporali? le quali benché dedicate alle chiese sono però pervenute tutte in quelle dalle elemosine dalle donazioni e da' lasci de' nostri maggiori; e le quali si spenderanno non meno in conservazione e per salute delle chiese, sottoposte nelle guerre non altrimenti che le cose secolari alla crudeltà e avarizia de' soldati, e che non saranno piú riguardate in una guerra fatta dal pontefice che sarebbeno in una guerra fatta da qualunque empio ti


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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