Pagina (1001/2094)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Convennonsi tutti i cardinali a Lucca, la quale città il pontefice per questa cagione dichiarò incorsa nello interdetto; ove lasciato infermo il Cosentino, che pochi dí poi vidde l'ultimo suo dí, andorno gli altri quattro a Pisa; non ricevuti né con lieti animi de' magistrati né con riverenza o divozione della moltitudine, perché a fiorentini era molestissima la loro venuta, né accetta o di estimazione alcuna appresso a' popoli cristiani la causa del concilio. Perché, con tutto che il titolo di riformare la Chiesa fusse onestissimo e di grandissima utilità, anzi a tutta la cristianità non meno necessario che grato, nondimeno a ciascuno appariva gli autori muoversi da fini ambiziosi e involti nelle cupidità delle cose temporali, e sotto colore del bene universale contendersi degli interessi particolari, e che a qualunque di essi pervenisse il pontificato non arebbono minore bisogno di essere riformati che avessino coloro i quali si trattava di riformare; e che, oltre alla ambizione de' sacerdoti, aveano suscitato e nutrivano il concilio le quistioni de' príncipi e degli stati: queste avere mosso il re di Francia a procurarlo, queste il re de' romani a consentirlo, queste il re d'Aragona a impugnarlo. Dunque, comprendendosi chiaramente che con la causa del concilio era congiunta principalmente la causa dell'armi e degli imperi, aveano i popoli in orrore che sotto pietosi titoli di cose spirituali si procurassino, per mezzo delle guerre e degli scandoli, le cose temporali. Però, non solamente nello entrare in Pisa i cardinali apparí manifestamente l'odio e il dispregio comune ma piú manifestamente negli atti conciliari.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





Lucca Cosentino Pisa Chiesa Francia Aragona Pisa