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      Dispiaceva meno al re la pace, eziandio con inique condizioni, che il sottomettersi a' pericoli della guerra e alle spese che, avendo a resistere agli inimici e a sostentare Cesare, si dimostravano quasi infinite: nondimeno lo moveva lo sdegno di essere quasi sforzato dal re d'Aragona col terrore dell'armi a fare questo; il potersi molto difficilmente assicurare che il papa, ricuperata Bologna e liberato dal timore del concilio, osservasse la pace; e il dubbio che, quando pure si dimostrasse apparecchiato a consentire alle condizioni proposte, il pontefice non se ne ritraesse, come altre volte avea fatto: onde, offesa la sua degnità e la riputazione diminuita, Cesare si riputasse ingiuriato che, lasciato lui nella guerra co' viniziani, avesse voluto conchiudere la pace per sé solo. Però rispose precisamente al vescovo di Tivoli non volere consentire che Bologna stesse sotto la Chiesa se non nel modo che anticamente soleva stare; e nel tempo medesimo, per fare ferma determinazione con Cesare, che era a Brunech terra non molto distante da Trento, mandò a lui con ampie offerte e con celerità grandissima Andrea de Burgo cremonese, oratore cesareo appresso a sé: nel qual tempo alcuni de' suoi sudditi del contado di Tiruolo occuporno Butisten, castello molto forte all'entrata di Valdicaldora.
     
      Lib.10, cap.8
     
      Disegni del re di Francia dopo l'interruzione delle pratiche di pace. Notizie intorno agli svizzeri. Gli svizzeri entrano nel ducato di Milano. Ne escono, dopo poco, con sorpresa generale.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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