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      Ma a Firenze sentivano diversamente. Molti, acciecati dalla dolcezza del non spendere di presente, non consideravano quel che potesse portare seco il tempo futuro; in altri poteva la memoria che mai dal re né da Carlo suo precessore fusse stata riconosciuta la fede e l'opere di quella republica, e l'avere con prezzo grande venduto loro il non impedire che recuperassino Pisa: col quale esempio non potersi confidare delle promesse e offerte sue, né che per qualunque beneficio gli facessino non si troverebbe in lui gratitudine alcuna; e perciò essere non piccola temerità fare deliberazione di entrare in una guerra, la quale succedendo avversa parteciperebbono piú che per rata parte di tutti i mali, succedendo prospera non arebbono parte alcuna benché minima de' beni. Ma erano di maggiore momento quegli che, o per odio o per ambizione o per desiderio di altra forma di governo, si opponevano al gonfaloniere, magnificando le ragioni già dette e adducendone di nuovo; e specialmente, che stando neutrali non conciterebbono contro a sé l'odio d'alcuna delle parti, né darebbono ad alcuno de' due re giusta cagione di lamentarsi: perché né al re di Francia erano tenuti di altri aiuti che di trecento uomini d'arme per la difesa degli stati propri, de' quali già l'aveano accomodato, né questo potere essere molesto al re d'Aragona, il quale riputerebbe guadagno non piccolo che altrimenti in questa guerra non si intromettessino, anzi essere sempre lodati e tenuti piú cari quegli che osservano la fede, e specialmente perché per questo esempio spererebbe che a lui medesimamente, quando gli sopravenisse bisogno, si osserverebbe quel che per la capitolazione fatta a comune col re di Francia e con lui era stato promesso.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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