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      Procedendo cosí, se tra' príncipi nascesse pace la città sarebbe nominata e conservata da amendue; se uno ottenesse la vittoria, non si reputando offeso né avendo causa di odio particolare, non sarebbe difficile comperare l'amicizia sua con quelli medesimi danari e forse con minore quantità di quella che arebbono spesa nella guerra, modo col quale, piú che coll'armi, aveano molte volte salvata la libertà i maggiori loro: procedendo altrimenti, sosterrebbono mentre durasse la guerra, per altri e senza necessità, spese gravissime; e ottenendo la parte inimica la vittoria rimarrebbe in manifestissimo pericolo la libertà e la salute della patria. Contrario a questi era il parere del gonfaloniere, giudicando essere piú salutifero alla republica che si prendessino l'armi per il re di Francia: e perciò, prima aveva favorito il concilio e suggerito al pontefice materia di sdegnarsi, acciò che la città, provocata da lui o cominciata a insospettirne, fusse quasi necessitata a fare questa deliberazione; e in questo tempo dimostrava non potere essere se non perniciosissimo consiglio lo stare oziosi ad aspettare l'evento della guerra, la quale si faceva in luoghi vicini e tra príncipi tanto piú potenti di loro. Perché la neutralità nelle guerre degli altri essere cosa laudabile, e per la quale si fuggono molte molestie e spese, quando non sono sí deboli le forze che tu abbia da temere la vittoria di ciascuna delle parti; perché allora ti arreca sicurtà, e bene spesso, la stracchezza loro, facoltà di accrescere il tuo stato.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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