Rovinoronsi in un dí colle artiglierie poco meno di cento braccia di muraglia, e si conquassò talmente la torre della porta che piú non si potendo difendere fu abbandonata: di maniera che da quella parte si poteva comodamente dare la battaglia, ma si aspettava che prima avesse perfezione la mina cominciata; benché per temerità della moltitudine [poco mancò], che il dí medesimo disordinatamente non si combattesse. Perché alcuni fanti spagnuoli, saliti per una scala a uno foro fatto nella torre, scesono di quivi in una casetta congiunta con le mura di dentro, ove non era guardia alcuna; il che veduto dagli altri fanti, quasi tutti tumultuosamente vi si volgevano se i capitani, corsi al romore, non gli avessino ritenuti: ma avendo quegli di dentro, con uno cannone voltato alla casetta, ammazzatane una parte, gli altri fuggirono dal luogo nel quale inconsideratamente erano entrati. E mentre che alla mina si lavora si attendeva per l'esercito a fare ponti di legname e a riempiere le fosse di fascine, per potere, andando quasi a piano, accostare i fanti al muro rotto e tirare in sulla rovina qualche pezzo di artiglierie; acciò che quegli di dentro, quando si dava l'assalto, non potessino fermarsi alla difesa. Le quali preparazioni vedendo i capitani franzesi, e intendendo che già il popolo cominciava a essere soprafatto dal timore, mandorono subito a dimandare soccorso a Fois; il quale il dí medesimo mandò mille fanti, e il dí prossimo cento ottanta lancie; la quale cosa generò credenza ferma negli inimici esso avere deliberato di non venire piú innanzi, perché non pareva verisimile che se altrimenti avesse in animo ne separasse da sé una parte; e tale era veramente la sua intenzione, perché, stimando questi sussidi essere sufficienti a difendere Bologna, non voleva senza necessità tentare la fortuna del combattere.
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Fois Bologna
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