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      Aveva Giampagolo saputo che Bernardino dal Montone, sotto la cui custodia era il ponte fatto ad Alberé, sentito l'approssimarsi de' franzesi l'aveva dissoluto, per timore di non essere rinchiuso da loro e da' tedeschi che erano in Verona; ove Cesare, alleggerito dalla custodia del Friuli perché, da Gradisca in fuora, tutto era ritornato in potestà de' viniziani, aveva poco innanzi mandato tremila fanti i quali prima aveva in quella regione. Però Giampaolo sarebbe andato a Brescia se non gli fusse stato mostrato che poco sotto Verona si poteva guadare il fiume, ove andando per passare scoperse da lungi Fois; e pensando non potesse essere altro che la gente di Verona, perché la prestezza di Fois, incredibile, aveva avanzato la fama, rimessi i suoi in battaglia, l'aspettò con forte animo alla torre del Magnanino, propinqua all'Adice e poco distante dalla torre della Scala. Fu molto feroce da ciascuna delle parti lo incontro delle lancie, e si combatté poi valorosamente con l'altre armi per piú d'una ora; ma peggioravano continuamente le condizioni de' marcheschi perché tuttavia sopravenivano i soldati dell'esercito rimasto indietro, e nondimeno urtati, ritornorno piú volte negli ordini loro: finalmente, non potendo piú resistere al numero maggiore, rotti si messono in fuga; seguitati dagli inimici, già cominciando la notte, insino al fiume; il quale fu da Giampaolo passato a salvamento, ma v'annegorno molti de' suoi. Furno de' viniziani parte morti parte presi circa novanta uomini d'arme, tra' quali rimasono prigioni Guido Rangone e Baldassarre Signorello da Perugia, dissipati tutti i fanti e perduti due falconetti che soli aveano con loro; né quasi sanguinosa la vittoria per i franzesi.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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