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      norati se, facendo professione di entrare per forza nelle città inimiche contro a' soldati contro all'artiglierie contro alle muraglie e contro a' ripari, non ottenessino al presente, avendo l'entrata sí patente né altra opposizione che d'uomini soli. Dette [queste] parole, cominciò, precedendo i fanti agli uomini d'arme, a uscire del castello; all'uscita del quale avendo trovati alcuni fanti che con artiglierie tentorno di impedirgli l'andare innanzi, ma avendogli fatti facilmente ritirare, scese ferocemente per la costa in sulla piazza del palagio del capitano detto il Burletto, nel quale luogo le genti viniziane, ristrette insieme, ferocemente l'aspettavano: ove venuti alle mani, fu per lungo spazio molto feroce e spaventosa la battaglia, combattendo l'una delle parti per la propria salute l'altra non solo per la gloria ma eziandio per la cupidità di saccheggiare una città piena di tante ricchezze, né meno ferocemente i capitani che i soldati privati; tra' quali appariva molto illustre la virtú e la fierezza di Fois. Finalmente furno cacciati dalla piazza i soldati viniziani, avendo fatto maravigliosa difesa. Entrorno dipoi i vincitori divisi in due parti, l'una per la città l'altra per la cittadella; a' quali quasi in su ogni cantone e in su ogni contrada era fatta egregia resistenza da' soldati e dal popolo, ma sempre vittoriosi spuntorno gli inimici per tutto; non mai attendendo a rubare insino non occuporno tutta la terra; cosí aveva, innanzi scendessino, comandato il capitano; anzi se niuno preteriva quest'ordine era subitamente ammazzato da gli altri.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





Burletto Fois