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      Ebbe Fois in questo alloggiamento nuove commissioni dal re che accelerasse il fare la giornata, augumentando le medesime cagioni che l'aveano indotto a fare il primo comandamento. Perché avendo i viniziani, benché indeboliti per il caso di Brescia, e astretti prima da' prieghi e poi da' protesti e minaccie del pontefice e del re d'Aragona, recusato pertinacemente la pace con Cesare se non si consentiva che ritenessino Vicenza, si era finalmente fatta tregua tra loro per otto mesi, innanzi al pontefice, con patto che ciascuno ritenesse quello possedeva e che pagassino a Cesare cinquantamila fiorini di Reno: onde non dubitando piú il re della sua alienazione, fu nel tempo medesimo certificato d'avere a ricevere la guerra di là da' monti. Perché Ieronimo Cabaviglia, oratore del re d'Aragona appresso a lui, fatta instanza di parlargli, presente il consiglio, aveva significato avere comandamento dal suo re di partirsi, e confortatolo in nome suo che desistesse dal favorire contro alla Chiesa i tiranni di Bologna, e da turbare per una causa sí ingiusta una pace di tanta importanza e tanto utile alla republica cristiana: offerendo, se per la restituzione di Bologna temeva di ricevere qualche danno, di assicurarlo con tutti i modi i quali esso medesimo desiderasse; e in ultimo soggiugnendo che non poteva mancare, come era debito di ciascuno principe cristiano, alla difesa della Chiesa. Perciò Fois, già certo non essere a proposito l'accostarsi agli inimici, perché, per la comodità che avevano delle terre di Romagna, non si potevano se non con molta difficoltà interrompere loro le vettovaglie, né sforzargli, senza disavvantaggio grande, alla giornata, indotto anche perché ne' luoghi dove era l'esercito suo pativa di vettovaglie, deliberò con consiglio de' suoi capitani di andare a campo a Ravenna; sperando che gli inimici, per non diminuire tanto di riputazione, non volessino lasciare perdere in su gli occhi loro una città tale, e cosí avere occasione di combattere in luogo eguale: e per impedire che l'esercito inimico, presentendo questo, non si accostasse a Ravenna si pose tra Cotignuola e Granarolo, lontano sette miglia da loro; dove stette fermo quattro dí, aspettando da Ferrara dodici cannoni e dodici pezzi minori d'artiglieria.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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