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      Seguitava dietro alla battaglia, pure in su la riva del fiume, il retroguardo di quattrocento uomini d'arme condotto da Carvagial capitano spagnuolo, con lo squadrone allato di quattromila fanti; e i cavalli leggieri, de' quali era capitano generale Fernando Davalo marchese di Pescara, ancora giovanetto ma di rarissima espettazione, erano posti a mano destra alle spalle de' fanti per soccorrere quella parte che inclinasse: l'artiglierie erano poste alla testa delle genti d'arme; e Pietro Navarra, che con cinquecento fanti eletti non si era obligato a luogo alcuno, aveva in sul fosso alla fronte della fanteria collocato trenta carrette che avevano similitudine de' carri falcati degli antichi, cariche di artiglierie minute, con uno spiede lunghissimo sopra esse per sostenere piú facilmente l'assalto de' franzesi. Col quale ordine stavano fermi dentro alla fortezza del fosso, aspettando che l'esercito inimico venisse ad assaltargli: la quale deliberazione come non riuscí utile nella fine apparí similmente molto nociva nel principio. Perché era stato consiglio di Fabrizio Colonna che si percotesse negli inimici quando cominciorno a passare il fiume, giudicando maggiore vantaggio il combattere con una parte sola che quello che dava loro l'avere fatto innanzi a sé uno piccolo fosso; ma contradicendo Pietro Navarra, i cui consigli erano accettati quasi come oracoli dal viceré, fu deliberato, poco prudentemente, lasciargli passare.
      Però, fattisi innanzi i franzesi e già vicini circa dugento braccia al fosso, come veddeno stare fermi gli inimici né volere uscire dello alloggiamento si fermorono, per non dare quello vantaggio che essi cercavano d'avere.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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