Fuggevoli speranze di pace. Il pontefice incoraggiato dall'allontanarsi della minaccia francese. Si apre il concilio lateranense.
Pervenne la nuova della rotta a Roma il terzodecimo dí di aprile; portata da Ottaviano Fregoso che corse co' cavalli delle poste da Fossombrone, e sentita con grandissima paura e tumulto da tutta la corte. Però i cardinali, concorsi subitamente al pontefice, lo strignevano con sommi prieghi che, accettando la pace la quale non diffidavano potersi ottenere assai onesta dal re di Francia, si disponesse a liberare oramai la sedia apostolica e la persona sua da tanti pericoli: avere affaticato assai per la esaltazione della Chiesa e per la libertà d'Italia, e acquistato gloria anche della sua santa intenzione; essergli stata, in cosí pietosa impresa, avversa, come si era veduto per tanti segni, la volontà di Dio, alla quale volersi opporre non essere altro che mettere tutta la Chiesa in ultima ruina: appartenere piú a Dio che a lui la cura della sua sposa; però rimettessesene alla volontà sua e, abbracciando la pace secondo il precetto dello evangelio, traesse di tanti affanni la sua vecchiezza, lo stato della Chiesa e tutta la sua corte, che non bramava né gridava altro che pace: essere da credere che già i vincitori si fussino mossi per venire a Roma, co' quali sarebbe congiunto il suo nipote; congiugnerebbonsi medesimamente Ruberto Orsino Pompeio Colonna Antimo Savello Pietro Margano e Renzo Mancino (questi si sapeva che, ricevuti danari dal re di Francia, si preparavano, insino innanzi alla giornata, per molestare Roma): a' quali pericoli che altro rimedio essere che la pace?
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