Da' quali consigli dimostrando il pontefice essere mosso recusò apertamente la concordia, e pochi dí poi, procedendo coll'impeto suo, pronunziò nel concistorio uno monitorio al re di Francia che rilasciasse, sotto le pene ordinate da' sacri canoni, il cardinale de' Medici: benché consentí che si soprasedesse a publicarlo, perché il collegio de' cardinali, pregandolo differisse quanto poteva i rimedi severissimi, s'offerse scrivere al re in nome di tutti, confortandolo e supplicandolo che, come principe cristianissimo, lo liberasse. Era il cardinale de' Medici stato menato a Milano, dove era onestamente custodito; e nondimeno, con tutto che fusse in potestà di altri, riluceva nella persona sua l'autorità della sedia apostolica e la riverenza della religione, e nel tempo medesimo il dispregio del concilio pisano; la causa de' quali abbandonavano, con la divozione e con la fede, non solo gli altri ma coloro ancora che l'aveano accompagnata e favorita con l'armi. Perché avendo il pontefice mandatogli facoltà di assolvere dalle censure i soldati che promettessino di non andare coll'armi piú contro alla Chiesa, e di concedere a tutti i morti, per i quali fusse dimandata, la sepoltura ecclesiastica, era incredibile il concorso e maravigliosa la divozione con la quale queste cose si dimandavano e promettevano; non contradicendo i ministri del re, ma con gravissima indegnazione de' cardinali, che innanzi agli occhi loro, nel luogo proprio ove era la sedia del concilio, i sudditi e i soldati del re, contro all'onore e utilità sua e nelle sue terre, vilipesa totalmente l'autorità del concilio, aderissino alla Chiesa romana, riconoscendo con somma riverenza il cardinale prigione come apostolico legato.
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