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      Arrendessi similmente al duca d'Urbino la Carfagnana: il quale dipoi, ritornato a Bologna, licenziò tutti i fanti; perché, essendo stato molestissimo a' collegati che il pontefice avesse occupata Parma e Piacenza, fece il cardinale sedunense intendere al duca non essere necessario che, poi che era ottenuta la vittoria contro a' comuni inimici, passasse piú innanzi. Ma dalla durezza del pontefice e dall'occupazione di Reggio insospettito non mediocremente dimandò al papa per mezzo dell'oratore spagnuolo e di Fabrizio Colonna, il quale era stato con lui in Roma continuamente, di ritornarsene a Ferrara: alla quale dimanda egli mostrandosi renitente, e affermando non nuocere il salvocondotto conceduto, per la differenza che aveva con la Chiesa, a' creditori particolari, de' quali molti lo ricercavano che amministrasse loro giustizia, risposono apertamente, l'oratore e Fabrizio, che non si persuadesse che al duca e a loro avesse a essere violata la fede; e la mattina seguente, per prevenire se il papa volesse fare nuove provisioni, Fabrizio montato a cavallo andò verso il portone di San Giovanni in Laterano, seguitandolo non molto da lontano il duca e Marcantonio Colonna. Trovò il portone guardato da molti piú che non era consueto, i quali contradicendogli che non passasse, egli piú potente di loro, aspettato il duca in sulla porta, lo condusse sicuro a Marino; ricompensato, come comunemente si credeva, il beneficio della libertà ricevuta da lui: perché niuno dubitò che il pontefice, se non fusse stato impedito da' Colonnesi, l'arebbe incarcerato.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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