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      Altri in contrario dicevano essere cosa ridicola a credere che tanto moto si facesse per odio solamente del gonfaloniere, o perché i Medici potessino stare in Firenze come privati cittadini; altra essere la intenzione de' collegati, i quali, per avere la città unita alle voglie loro e poterne trarre quantità grandissime di danari, non avevano altro fine che collocare i Medici nella tirannide ma palliare la loro intenzione con dimande meno acerbe, le quali contenevano nondimeno l'effetto medesimo. Perché, che significare altro il rimuovere in questo tempo, con le minaccie e con lo spavento delle armi, il gonfaloniere di palagio, che lasciare la gregge smarrita senza pastore? che altro, entrare in Firenze i Medici in tanto tumulto, che alzare uno vessillo il quale seguitassino coloro che non pensavano ad altro che a spegnere il nome la memoria le vestigie del consiglio grande? il quale annullato era annullata la libertà; e come si potrebbe ovviare che i Medici, accompagnati fuora dall'esercito spagnuolo e seguitati dentro dagli ambiziosi e sediziosi, non opprimessino, il dí medesimo che entrassino in Firenze, la libertà? Doversi considerare quel che potessino partorire i princípi delle cose e il cominciare a cedere alle dimande ingiuste e perniciose; né si dovere tanto temere de' pericoli che si dimenticassino della salute della città, e quanto fusse acerbo il vivere in servitú a chi era nato e allevato in libertà. Ricordassinsi con quanta generosità si fussino, per conservare la libertà, opposti a Carlo re di Francia quando era in Firenze con esercito tanto potente; e considerassino quanto era piú facile resistere a sí piccola gente, privata di danari, senza provisione di vettovaglie, con pochi pezzi d'artiglieria, e senza comodità alcuna di potere, se si difendessino dal primo impeto, sostentare la guerra; e la quale, necessitata a dimorare breve tempo in Toscana, e mossa dalle speranze date da' fuorusciti d'avere con un semplice assalto a ottenere la vittoria, come vedesse cominciarsi vigorosamente a resistere inclinerebbe alla concordia con onestissime condizioni.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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