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      Dunque il viceré, astringendolo la penuria delle vettovaglie, e incerto se piú verrebbono gli imbasciadori, mutato la notte seguente l'alloggiamento dalla porta del Mercatale alla porta che si dice del Serraglio, donde si va verso il monte, cominciò a battere co' due cannoni il muro a quella vicino: eletto questo luogo perché al muro era congiunto un terrato alto, dal quale si poteva facilmente salire alla rottura del muro di sopra che si batteva, la qual facilità dal lato di fuora diventava difficoltà dal lato di dentro, perché la rottura che si faceva sopra il terrato rimaneva di dentro molto alta da terra. Roppesi a' primi colpi uno de' due cannoni, e l'altro, col quale solo continuavano di battere, per lo spesso tirare avea perduto tanto di vigore che alla muraglia pervenivano i colpi molto lenti e di piccolo effetto. Pure, poi che ebbono per spazio di molte ore fatta una apertura di poco piú che di dodici braccia, cominciorno alcuni de' fanti spagnuoli montati in sul terrato a salire alla rottura e da quella in sulla sommità del muro, dove ammazzorno due de' fanti che lo guardavano. Per la morte de' quali cominciando gli altri a ritirarsi, vi salivano già i fanti spagnuoli colle scale; e benché dentro appresso al muro fusse uno squadrone di fanti con gli scoppietti e con le picche, ordinato per non lasciare alcuno degli inimici fermarsi in sul muro e per opprimere se alcuno temerariamente saltasse dentro o in altro modo discendesse, nondimeno, come cominciorno a vedere gli inimici in sulla muraglia, messisi in fuga da loro medesimi abbandonorno la difesa; onde gli spagnuoli, stupiti che in uomini vili e inesperti potesse regnare tanta viltà e sí piccola esperienza, entrati senza opposizione dentro da piú parti, cominciorno a correre per la terra, dove non era piú resistenza ma solamente grida, fuga, violenza, sacco, sangue e uccisioni, gittando i fanti spaventati l'armi in terra e arrendendosi a' vincitori: dall'avarizia libidine e crudeltà de' quali non sarebbe stata salva cosa alcuna se il cardinale de' Medici, messe guardie alla chiesa maggiore, non avesse conservata l'onestà delle donne, le quali quasi tutte vi erano rifuggite.


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Storia d'Italia
di Francesco Guicciardini
pagine 2094

   





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