Narravasi nel proemio della confederazione, che si publicò poi solennemente nella chiesa di Santa Maria del popolo, che avendo i viniziani recusata ostinatamente la pace, e il pontefice, per le necessità della republica cristiana, protestato di abbandonargli, Cesare entrava e accettava la lega fatta l'anno mille cinquecento undici tra il pontefice il re d'Aragona e i viniziani, secondo che allora gli era stata riserbata la facoltà; prometteva aderire al concilio lateranense, annullando il mandato e revocando tutte le procure e atti fatti in favore del conciliabolo pisano; obligavasi non aiutare alcuno suddito o inimico della Chiesa, e specialmente Alfonso da Esti e i Bentivogli occupatori di Ferrara e di Bologna, e di fare partire i fanti tedeschi che erano agli stipendi d'Alfonso e Federigo da Bozzole suo feudatario. Da altra parte il pontefice prometteva aiutare Cesare contro a' viniziani con l'armi temporali e spirituali insino a tanto avesse ricuperato tutto quello che si conteneva nella lega di Cambrai: dichiaravasi, i viniziani essere in tutto esclusi dalla lega e dalla tregua fatta con Cesare, perché aveano contravenuto a l'una e a l'altra in piú modi, ed essere inimici del pontefice, di Cesare e del re cattolico, riservando nondimeno luogo di entrare nella confederazione fra certo tempo e sotto certe condizioni: non potesse il pontefice fare convenzione alcuna con loro senza consentimento di Cesare, o se Cesare non avesse prima ricuperato quel che se gli apparteneva come di sopra: non potessino né il pontefice né Cesare, senza consenso l'uno dell'altro, convenire con alcuno principe cristiano: che durante la guerra contro a' viniziani non molestasse il pontefice Fabrizio e Marcantonio Colonna, riservatogli il procedere contro al vescovo Pompeio e Giulio, e alcuni altri dichiarati rebelli: che per questa capitolazione, se bene si tollerava il possedere Parma, Reggio e Piacenza, non si intendesse pregiudicato alle ragioni dello imperio.
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